Se dici “sì” a Dio…

È certamente, questo giugno 2022, un mese ricco di auguri, di gratitudine, di saluti e di benvenuti.

 

Sabato 11, nel Duomo, il diacono don Mauro Ambrosetti, che ha condiviso con la nostra Comunità pastorale gli ultimi due anni, viene ordinato sacerdote.

 

Leggevo: “se dici sì a Dio, sei sempre tu ma non sei più tuo, perché Dio, ospite dolce, non ti da più riposo”. “Padre, chiesi all’anziano monaco “parlaci un poco di te stesso”. “Di me stesso?”, chiese. L’anziano monaco ebbe una lunga pausa di riflessione. “ il mio … nome”, disse quasi sillabando, “era … io! Ma ora è divenuto … TU!” (Teofane il Monaco).

 

Il “tu” di Dio, il “tu” del prossimo! Credo che l’esperienza più bella dell’amore sia quando scopri che il tuo baricentro è fuori di te. L’Eucaristia posta nelle mani, all’altare, ti chiama a guardare il mondo e le persone con occhi e cuore diversi, da innamorato.

 

Caro don Mauro, ti auguro di saper sempre essere all’altezza dell’amore di Dio, del Suo Vangelo. Non ti manchi mai la passione e lo sguardo amorevole. Come scrive Papa Francesco: “Il pastore è pastore di un popolo, e il popolo lo si serve dal di dentro. Molte volte si va avanti aprendo la strada, altre si torna sui propri passi perché nessuno rimanga indietro, e non poche volte si sta nel mezzo per sentire bene il palpitare della gente”.

 

Come annunciato domenica scorsa, il nostro Arcivescovo Mario ha chiamato don Marco a lasciare la nostra chiesa di Novate Milanese per servire un’altra comunità, in qualità di parroco.

 

Siamo giunti insieme, tre anni fa; insieme a don Marcello e poi a don Alberto abbiamo camminato e ci siamo sostenuti nelle fatiche del tempo del “covid”; insieme a tanti laici abbiamo cercato le strade per vivere al meglio quel tempo e cominciare a dare un volto alla nascente Comunità pastorale.

 

Sono testimone del tuo spenderti con generosità e creatività per il bene comune, in particolare dei ragazzi e dei giovani.

 

Ti ringrazio e ti auguro che il tempo che trascorrerai tra la gente che il Vescovo ti affida ti veda sempre capace di un rinnovato entusiasmo, con la competenza di cui sei capace. Ti auguro che la gente che ti incontrerà non trovi prima di tutto uno “specialista” ma un essere umano che con cuore paterno comunichi il Vangelo.

 

Come ti ho detto, la mia nutrizionista alla notizia della tua partenza ha “sussultato di gioia”. Però io ti ringrazio per aver favorito con le tue qualità di chef i nostri momenti di vita comune. Ti faccio dono di questo bel pensiero: La cucina è un luogo di trasformazione, nulla deve restare uguale.  Il dolce, l’acido, l’amaro e il salato vengono in combinazioni mai esistite. Tutto è creatura nuova, tutto è rimesso a nuovo. Ciò che è buono da mangiare deve essere anche bello a vedersi. La cucina conosce la teologia agostiniana: lì l’uti (l’uso) non dimentica mai che esiste solo al servizio del frui (il «godimento»). Lo scopo del lavoro è la gioia. Ma da sola la cucina è morta. Perché viva occorre un’anima: il cuoco. Il cuoco vive nel futuro, è un essere escatologico. La cucina è l’arte di rendere reale ciò che non lo era, di rendere presente ciò che era assente: eccellente metafora eucaristica. I cuochi non cucinano per se stessi ma per gli altri. Loro mangiano la gioia che leggono sui volti durante il pasto. (Rubem Alves, Parole da mangiare)

 

Grazie per aver condiviso questo tuo dono. Ti auguro di essere sempre costruttore di gioia del vivere e del credere.

 

Sono grato a voi, don Marco e don Mauro, perché con il vostro “sì” avete fatto della vostra vita un dono. Siate al fine sempre felici di quel “sì”, di Dio, della Chiesa, vostro. Donate la gioia del Vangelo a chi incontrerete, certi che, come diceva il Santo Curato d’Ars: la gioia è di coloro che donano e più ancora di coloro che si donano.