
Kyrie Alleluia Amen. Perché pregare.
[…] A questo punto bisogna vedere cosa chiedere nella preghiera.
Per farlo si possono esaminare alcune tra le più comuni formule di preghiera e confrontarle con l’insegnamento di Gesù. Nei momenti di difficoltà si sente spesso dire: “Signore salvami, aiutami, non mi abbandonare, non lasciarmi solo!” Questo modo di pregare Gesù dice che è segno di “poca fede”. Due volte nei Vangeli si trova l’espressione “Salvaci signore” (Mt 8,25;14,30) e a tutte due le volte Gesù risponde: “Perché avete paura, uomini di poca fede!” (Mt 8,26;14,31). Questa invocazione indica che non c’è fede. La più grave offesa che si può fare al Signore è porre in dubbio il suo amore. Come non potrà salvare, se ha dato la sua vita per amore degli uomini?
Fede vuol dire adesione a Gesù, fiducia totale nel Padre. Quanti allarmi, quante ansie e paure per le inevitabili tempeste che la vita fa incontrare!
Anziché gridare spaventati “Salvaci Signore”, perché non ringraziare già per quello che il Signore certamente farà? Gesù invita a un atteggiamento di piena fiducia nei confronti di un Padre che sa di cosa abbiamo bisogno e che conosce le necessità degli uomini più di loro stessi.
Un’altra forma di preghiera poco corretta è quella di considerare Dio una specie di ufficio cambio. Gli viene chiesto continuamente di cambiare. Di cambiare quel che lui ha creato: di cambiare la moglie, di cambiare il marito, di cambiare i figli, di cambiare i genitori, di cambiare quel vicino di casa…e così via. Tutti insoddisfatti delle persone, delle situazioni, degli ambienti in cui devono vivere ogni giorno. E cosi tutti a chiedere a Dio di cambiare o di apportare delle modifiche che renderebbero più sopportabili persone e situazioni. Gesù dice che questo modo di pregare è peccato di idolatria. Dio quando ha creato le persone non ha chiesto alcun consiglio, né ha chiesto che carattere assegnare alle persone. A sua immagine le ha create, non a quella degli uomini. Quando si prende il posto di Dio si commette peccato di idolatria.
Pertanto, come si deve pregare? Cosa si deve chiedere?
In questo caso non si tratta di chiedere al Signore di cambiare gli altri per renderli più amabili, più gradevoli e sopportabili, ma si tratta di cambiare il proprio atteggiamento nei confronti degli altri.
A tal proposito può essere di insegnamento una bellissima preghiera scritta da un cristiano (D. Bonhoeffer) in un campo di concentramento nazista: “Non posso giudicare o odiare un fratello per il quale prego, per quanta difficoltà io possa avere ad accettare il suo modo di essere e di agire. Il suo volto che forse mi era estraneo o mi riusciva insopportabile, nella preghiera si trasforma nel volto del fratello amato da Dio, nel volto del peccatore perdonato. Non esiste antipatia, non esiste odio e dissidio personale che da parte nostra non possa essere superato nella preghiera. Pregare significa presentare il fratello a Dio, vederlo nella luce della croce di Gesù come uomo povero e peccatore bisognoso di grazia. Con ciò viene a cadere tutto quello che me lo rende antipatico” (dal libro “Resistenza e Resa”).
Ecco la preghiera. Ecco come bisogna pregare.
Gesù nell’unico comandamento lasciato, chiede di amare gli altri come lui li ama.
La preghiera è tutta qui.
Per amore, Gesù è giunto anche a dare la vita e sulla croce non ha avuto parole di rimprovero per nessuno, ma solo e unicamente risposte d’amore. Gesù, pur nella sofferenza, dimostra pienamente la qualità del suo amore: un amore che non è stato vinto dall’odio, ma che continua a manifestarsi, perdonando, salvando e consolando: “Padre perdonali, perché non sanno ciò che fanno” (Lc 23,34).
La preghiera non consiste pertanto nel chiedere al Signore che cambi gli altri, ma è colui che prega che nella preghiera si trasforma e mette la sua capacità d’amare e di perdonare in sintonia con quel Dio che è amore. Pregare significa mettere se stessi sulla stessa lunghezza d’onda di Gesù, per diventare capaci d’amare gli altri come li ama Gesù. […].